L’INTERVISTA-SERGIO BERETTA, ALLENATORE DELLA JUNIORES NAZIONALE, SI RACCONTA

 In L'INTERVISTA

Per questo giovedì intervisteremo l’allenatore della Juniores Nazionale, Sergio Beretta, che sta guidando la squadra nei piani alti della classifica, cosa impensabile anche per i più ottimisti ad inizio stagione.

Buongiorno Sergio. Come sta andando il campionato sino a questo punto?

Meglio di così penso non si potesse iniziare. Credo sia da sottolineare, oltre all’attuale primo posto, il carattere ed il buon gioco espresso dalla squadra.

Lei allena la Juniores ormai da 5 stagioni. C’è il rischio che prima o poi senta che questo ciclo finirà? Come si reinventa anno per anno un allenatore per ritardare questo momento?

Non mi sono mai posto il problema. Affronto  ogni anno con entusiasmo, cercando di migliorare e proporre situazioni nuove. Certamente gestire un gruppo di giocatori nuovo tutti gli anni è uno stimolo in più.

Come si gestisce una squadra di ragazzi quasi adulti che spesso fanno direttamente il salto in Prima Squadra, senza passare dalla Juniores?

Sulla base della mia esperienza il passaggio nella juniores permette al giocatore di acquisire con più gradualità carichi di lavoro ed intensità elevati; oltre a migliorare eventuali lacune tecnico-tattiche.

Cosa ne pensa del fatto che si possano schierare fuori quota nella sua categoria? Cosa possono dare, in più o in meno, ad una squadra come la sua?

Ritengo che la categoria juniores debba  essere a supporto della prima squadra, quindi trovo sensato avere la possibilità di utilizzare giocatori fuori quota. Penso che siano un valore aggiunto.

Un altro “problema” da affrontare è appunto la reazione che un ragazzo può avere nell’allenarsi con impegno tutta la settimana e poi trovarsi in panchina perché, di solito, la precedenza la si dà ai giovani che non vengono convocati in Prima Squadra. Come si aiutano i ragazzi ad approcciarsi a queste situazioni?

La società ad inizio anno è stata chiara su questo argomento, quindi i ragazzi sono a conoscenza di questa modalità di gestione. Ad ogni modo durante  il campionato tutti hanno modo di dimostrare le loro qualità.

Lei arriva a Scanzo da una società, da sempre rivale nei Settori Giovanili, come l’Alzanocene (oggi confluita nella Virtus Bergamo). Che differenze ha trovato tra i due mondi?

Ad Alzano sono stato circa 8 anni fa e solo per una stagione; a Scanzo è il mio quinto anno. Penso di non avere elementi per fare dei confronti. Ho trovato comunque in entrambe le società un’ottima organizzazione e professionalità.

Il primo anno prese una squadra che si affacciava per la prima volta nei Regionali A, dopo aver vinto il campionato precedente. A fine anno da neopromossi si piazzarono secondi. Che cosa ricorda del suo primo anno in giallorosso?

Ho ricordi molto piacevoli. Dopo una buona andata, il girone di ritorno iniziò con qualche difficoltà e ci presentammo alla sesta in casa del Sarnico capolista con la rosa decimata e integrata da qualche ragazzo degli Allievi. Vincemmo 2-0 e fu la prima delle nove vittorie consecutive che ci portarono a conquistare il secondo posto.

Negli anni successivi lo Scanzo si consolida sempre più nei piani alti a livello di Juniores, con la promozione nella categoria nazionale, in seguito alla Serie D conquistata dalla Prima Squadra. Quali segreti ci sono per restare sempre competitivi ad alti livelli? Cosa ha cambiato nel suo modo di allenare o di giocare tra le varie categorie?

Ritengo che alla base ci siano due componenti essenziali: dirigenti competenti che ogni anno allestiscono squadre competitive ed allenatori preparati in costante aggiornamento. Partecipare al campionato juniores nazionali richiede una preparazione tecnico-tattica e atletica più accurata per competere con squadre di blasone e con un bacino d’utenza molto più ampio di Scanzorosciate.

Lei ha allenato sia Prime Squadre che Settori Giovanili. Che differenze ci sono tra uno e l’altro? In quale ambiente si sente meglio?

Gli obiettivi sono diversi e di conseguenza la programmazione e le metodologie di allenamento devono essere adeguate al contesto. La categoria che alleno attualmente si avvicina alla realtà di una prima squadra; in questo caso le differenze sono legate soprattutto alle necessità di “classifica”.

Quali sono state le sue esperienze da calciatore prima di intraprendere la carriera da allenatore? Come mai ha scelto questa carriera una volta appesi gli scarpini al chiodo?

Ho sempre giocato tra Prima e Terza categoria. Gli ultimi anni da calciatore li ho vissuti da allenatore-giocatore. Il passaggio alla panchina è stato quasi automatico.

Concludiamo con la solita domanda. Ha una formazione di 11 giocatori più un allenatore, che ha allenato o allena o con cui ha giocato, che per Lei rappresentano il “Dream Team” che vorrebbe allenare?

Il mio Dream team è la squadra che sto attualmente allenando!!

Ringraziamo Sergio per la disponibilità mostrataci e auguriamo a lui e a tutta la squadra un grande in bocca al lupo per il prosieguo di questa stagione, iniziata nel migliore dei modi. FORZA SCANZO!!

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