L’INTERVISTA-FABIO GRISMONDI, ALLENATORE DEI GIOVANISSIMI 2004, SI RACCONTA

 In L'INTERVISTA

A pochi allenatori capita di allenare nella propria carriera un giovane calciatore che poi arriva a calcare i palcoscenici più importanti…quando te ne capitano addirittura tre è un avvenimento davvero raro! L’allenatore in questione è nei ranghi della nostra società ed il suo nome è Fabio Grismondi.

 

Buongiorno Fabio. Lei allena da quest’anno i Giovanissimi 2004; come sta andando la stagione sinora?

La stagione sta andando abbastanza bene; l’obiettivo principale è prepararci al campionato regionale del prossimo anno (i Giovanissimi 2003 sono vicini all’obiettivo salvezza, ndr) sia dal punto di vista tecnico-tattico sia dal punto di vista della mentalità in allenamento. Devo dire che negli ultimi 2-3 mesi sto vedendo una crescita importante.

Che gruppo ha trovato all’inizio dell’anno? Quali differenze ci sono ora, rispetto ad agosto?

Il gruppo aveva delle certezze consolidate date dalle ultime stagioni positive sotto la guida di Mapelli (attuale allenatore dei 2003, ndr); i cambiamenti portano sempre un po’ di difficoltà iniziale ma adesso ci stiamo ritrovando. Il cambiamento maggiore è sicuramente nell’intensità dell’allenamento che rispetto ad agosto è aumentata.

Questi ragazzi sono al primo anno nella nuova categoria. Quali sono le problematiche che devono affrontare per poter imporsi anche nei Giovanissimi? Come li si può aiutare a superare lo “scotto” della categoria?

In questa categoria si inizia ad avere meno tempo per pensare durante le fasi della partita perchè, anche a causa di una maggior fisicità, la pressione sul portatore di palla è spesso elevata. Solo chi ha buone capacità di lettura della situazione, supportata da adeguate qualità tecniche può raggiungere buoni risultati; fortunatamente sono aspetti che si possono allenare!!

E’ favorevole alla formula che prevede una fase autunnale provinciale per guadagnarsi l’accesso alla fase regionale?

Per quanto mi riguarda preferirei un campionato più competitivo ed equilibrato, anche se questo comporterebbe qualche vittoria in meno.

Qual è il Suo credo tattico? A quali allenatori si ispira?

Sinceramente non ho particolari credenze tattiche, mi piace il bel gioco con tutti i giocatori coinvolti; vorrei sempre una squadra propositiva. Non mi ispiro a nessuno in particolare, posso dire chi mi ha insegnato qualcosa come Horst Wein, Bonavita e Pansera, mi hanno trasmesso davvero molto.

Pensa che in una categoria come i Giovanissimi venga data più attenzione alla tecnica, alla tattica o alla fisicità?

Ovviamente la preferenza andrebbe data alla tecnica e alla tattica individuale…purtroppo spesso non è così! Gli stessi ragazzi devono capirlo, anche nella nostra squadra a volte qualcuno si dimentica che non può pensare di vincerla da solo.

Vista dall’interno, quali miglioramenti potrebbe suggerire per rendere la società ancora più competitiva a livello giovanile e di Prima Squadra?

Lo Scanzo non ha certo bisogno dei miei consigli, sta già lavorando in maniera ottimale. Per crescere ancora la fase di scouting è fondamentale ma è chiaro che non dipende solo da noi ma anche dalla disponibilità delle altre società e dei loro giocatori.

Lei è un cosiddetto “cavallo di ritorno” nella società giallorossa. Ci racconta i due momenti in cui è venuto a contatto con lo Scanzo? Che ambiente ha trovato?

La prima volta è stata ormai 15 anni fa, io ero alle prime armi e devo ringraziare la società per avermi dato fiducia. L’ambiente è molto simile nonostante ovviamente sia aumentata la professionalità, visti i risultati conseguiti.

Sotto la Sua guida sono passati per un biennio gli Allievi 2002 che stanno impressionando per come stiano ben figurando sia in campionato che nei tornei affrontati. Quale pensa sia il segreto di questo gruppo e di una squadra in generale?

I 2002 avevano una gran voglia di allenarsi, giocare e migliorare assieme. Si percepiva proprio la loro passione e questo fa tutta la differenza; avere un capitano come Vallisa poi rende tutto più facile…

A Scanzo, durante la Sua prima parentesi, ha avuto la fortuna di allenare un giovane ragazzo del 1994, Mattia Caldara. Si intravvedevano già le Sue grandi qualità?

Assolutamente sì! Capiva e faceva le cose prima e meglio degli altri e poi dava tutto sia negli allenamenti che nelle partite; in questo modo non puoi fare altro che continuare a migliorare.

Dopo (e prima) dello Scanzo quali altre esperienze da calciatore e da allenatore ha avuto?

Da calciatore scarso ho quasi sempre giocato a Gorlago, anche se il primissimo approccio con il calcio l’ho avuto a Montello nei Pulcini. Sono arrivato al massimo in Prima Categoria, sempre a Gorlago, e l’ultima esperienza l’ho avuta con il Tribulina in Seconda Categoria. Da allenatore, oltre allo Scanzo, ho sempre allenato la Scuola Calcio di Gorlago, mentre per sette stagioni ho avuto il piacere e la fortuna di allenare in una società professionista come l’Albinoleffe passando dai Pulcini a 7 sino ai Giovanissimi Nazionali.

A proposito di Albinoleffe; dopo Mattia anche un altro giocatore di Serie A è passato da Lei come allenatore: Andrea Belotti. Ci racconta che giocatore fosse ai tempi? Qual è il segreto per arrivare così in alto?

Andrea l’ho allenato nella Scuola Calcio a Gorlago e poi l’ho incrociato essendo anche io all’Albinoleffe. Aveva sicuramente un grande talento ma più di tutto aveva voglia di migliorare e arrivare il più in alto possibile; come Mattia dava sempre tutto in ogni situazione, perciò se devo dire quale fosse il loro segreto direi proprio quest’ultimo.

Ci racconta qualche aneddoto divertente che Le è capitato nella Sua carriera?

Non ne ricordo sinceramente, non so se valgono alcune risposte simpatiche che ho avuto con due direttori di gara: uno, alla mia richiesta del motivo per l’ammonizione di un mio giocatore, fallo o protesta, mi ha detto di scegliere io il motivo, mentre il secondo è avvenuto sul 5-0 per noi, mi pare, quando, chiedendo un rigore solare, mi è stato risposto che, visto il largo risultato, non dovevo pretendere che mi fischiasse i rigori!

Concludiamo con una top 11 dei giocatori che ha avuto la fortuna di allenare o con cui ha giocato insieme. Chi schiererebbe?

Che domanda difficile! Vorrei mettere i miei primi compagni e amici di Gorlago, i ragazzi che ho allenato o che alleno oggi, mio figlio Nicolò che è al primo anno di Scuola Calcio…però non posso non mettere Mattia Caldara, Andrea Belotti e Mario Ravasio (classe 1998 con diversi goal all’attivo in Serie C e presenza fissa nella Nazionale U20). Penso che quando finirò di allenare avrò le idee molto più chiare!!

Ringraziamo Fabio per averci risposto, mescolando serietà e simpatia, come nello spirito delle nostre interviste. Auguriamo a lui e ai suoi ragazzi di intraprendere un percorso che li faccia migliorare, aumentando ancora di più la forza della società.

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