L’INTERVISTA-GIOVANNI CEFIS, ALLENATORE DEGLI ESORDIENTI 2006, SI RACCONTA…

 In L'INTERVISTA

E’ ormai il secondo anno che Giovanni Cefis cura la crescita dei nostri ragazzi dell’annata 2006, quest’anno attesi alla prima esperienza nella categoria Esordienti. Ecco quindi che, nel viaggio tra gli allenatori del nostro Settore Giovanile, oggi tocca a lui raccontarsi ai nostri microfoni. BUONA LETTURA!!

 

Buongiorno Giovanni. Lei allena gli Esordienti anno 2006; come reputa l’andamento della stagione sinora?

Buongiorno. Ritengo che, per essere il primo anno in cui i ragazzi giocano 9 vs 9, la stagione sia più che sufficiente; l’inizio è stato difficoltoso visto il cambio di dimensioni del campo (quindi più impegnativo a livello fisico), di ritmo e poi anche per quanto riguarda l’occupazione degli spazi hanno avuto bisogno di un periodo di rodaggio.

Qual era la situazione del gruppo che ha trovato all’inizio della stagione e a che punto siete arrivati ora?

Il gruppo era quello dello scorso anno, quindi la base aveva già un anno di lavoro insieme; abbiamo integrato dei ragazzi nuovi e direi che il lavoro intrapreso due anni fa inizia a farsi vedere, soprattutto per quei gesti tecnici che insegniamo e che vogliamo settimanalmente vedere applicati in partita contro ogni avversario, a prescindere dal risultato.

Se il format dei campionati dovesse mantenersi tale, l’anno prossimo andreste a giocare in un girone di ferro con squadre che a livello giovanile ottengono ottimi risultati. Ritiene che i Suoi ragazzi siano pronti? Quali miglioramenti dovranno ancora fare?

Ritengo che per la loro crescita sia importantissimo se non fondamentale misurarsi con queste realtà, altrimenti il rischio è quello di adattarsi a dei campionati di medio – basso livello e non potremmo più vedere e valutare effettivamente dove questi ragazzi possano arrivare: bisogna alzare l’asticella assolutamente!

Dalla categoria Esordienti si comincia a diventare un po’più “grandi” per quanto riguarda il modo di stare in campo e di allenarsi durante la settimana. Quali pensa siano le difficoltà di questa categoria?

La difficoltà maggiore credo sia quella che passano da un campionato a 7 dove sono ancora bambini sotto tutti gli aspetti , ad un campionato dove iniziano ad assaporare i primi aspetti di un campionato di ragazzi!!! Cominciano a vedersi i primi contatti con l’avversario, le prime malizie e questo comporta in tanti di loro un adattamento non facile e rapido (anche se a noi sembra sempre di si).

 Come avvenne il primo incontro con il mondo Scanzo? Che ambiente trovò?

Diciamo che l’ambiente Scanzo l’ho sempre conosciuto anche se non direttamente; io, dopo la parentesi a Cenate Sotto, ero senza squadra giovanile e Silvestri (attuale Responsabile del Settore Giovanile, ndr) mi ha contattato, conoscendomi già per avere collaborato con lui all’Alzanese, sia come Scuola Calcio, sia come Prima Squadra, dove mensilmente andavo ad allenare i grandi, quindi in due minuti eravamo già d’accordo.

Quali pensa siano i segreti di questa società? In cosa potrebbe migliorare?

Il segreto credo sia la genuinità dell’ambiente, che ti porta a contatto con gente che ha lo Scanzo nel proprio DNA e che per tutto l’anno si fa in quattro per il bene di questa società e questo ti permette anche di lavorare in modo sereno dando il meglio al gruppo che hai a disposizione.

Migliorare?? Sicuramente servirebbe avere almeno un altro campo per gli allenamenti, cosa non facile sicuramente, ma permetterebbe a tutti di poter lavorare in maniera migliore avendo maggiori spazi a disposizione; poi è normale che a livello di squadre in generale bisogna cercare ogni anno di migliorare, perché è vero che il sociale è fondamentale per l’ambiente Scanzo, ma è altrettanto vero che se si vuole restare a certi livelli sia come Prima Squadra che come Settore Giovanile, un miglioramento a livello generale nei ragazzi va fatto.

Prima di arrivare a Scanzo, quali esperienze da calciatore o da allenatore ha avuto?

Da calciatore ho iniziato in Città Alta dove sono nato per poi passare all’Alzano in 2^ Categoria, successivamente sono andato al Leffe in D, fresco vincitore della Coppa Italia di serie D nella famosa finale allo stadio di Bergamo contro il Palazzolo, lì sono restato (tranne un anno alla Romanese in D dopo il servizio militare) fino alla scalata in C1 per poi passare al Verona in B con Inzaghi e Mutti allenatore.

Poi ho fatto Crevalcore, Juve Stabia, ancora Leffe e poi Pontedera dove purtroppo un brutto infortunio al ginocchio mi ha segnato la carriera, infatti dopo un anno allo Zanica in Eccellenza e uno alla Ghisalbese in Promozione ho deciso di smettere.

Da allenatore ho iniziato nel 2000 alla Fiorente Bergamo in Eccellenza per due anni, poi Comun Nuovo in Promozione e poi tre anni alla Colognese con la vittoria della Coppa Italia Nazionale a Roma contro la Real Altamura allo stadio Flaminio. Poi San Paolo d’Argon, Castelcovati, Merate, Ciserano, Brusaporto e da poco al CazzagoBornato.

Qual è il Suo credo tattico? A quale allenatore si ispira?

A me piace sempre giocare, anche nei momenti difficili, perché credo che senza gioco hai vita breve, per cui cerco sempre di inculcare nella testa dei ragazzi questo mio pensiero.

Allenatori?? Credo che ci sia da imparare da tutti, apprendere il meglio a seconda delle proprie idee, tante volte anche da un allenamento in oratorio si può apprendere qualcosa.

Quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere una squadra per migliorare costantemente e, perché no, ambire a risultati importanti?

Una squadra credo che debba avere una fame insaziabile nel voler imparare; sta a noi allenatori dar loro gli ingredienti giusti ogni allenamento, creando curiosità nell’eseguire cose nuove, pur mantenendo l’obiettivo che abbiamo in mente; poi la squadra dovrebbe possedere nel complesso sia caratteristiche tecniche che caratteriali in modo da completarsi a vicenda tra loro ma soprattutto, come dicevo prima, la FAME nel voler raggiungere il proprio limite ogni volta che scendono in campo.

Lei fa anche l’opinionista in alcune trasmissioni del canale Sportitalia. Ci racconta questa esperienza? Cosa cerca di portare all’interno del programma?

Andare in televisione è un’esperienza bella e curiosa. Sportitalia è un canale nazionale e si possono conoscere persone nuove di altri posti e di altri livelli, però, come succede nel calcio, quando si parla di qualsiasi cosa tutti dicono sempre le stesse cose, banali, quasi come se avessero paura ad esprimere le proprie idee. Io sinceramente cerco sempre di dire ciò che penso, ma purtroppo il calcio credo sia uno degli ambienti più omertosi che ci siano.

Concludiamo con la Sua top 11 personale. Ci elenca una formazione formata da giocatori che vorrebbe allenare?

Mi piacerebbe una squadra con la quasi totalità di italiani, stranieri sì ma di alto livello, in grado di elevare veramente il tasso tecnico della squadra, ma forse è un sogno visto quello che ormai si vede in Italia, anche e soprattutto a livello giovanile, dove regna solo il business e gli interessi di qualcuno e non dei ragazzi italiani. Comunque la mia top 11 sarebbe: Meret (Gori); Del Prato, Caldara e Marcelo; Isco (Florenzi), Modric, Dele Alli (Insigne) e Melegoni; Chiesa (Salah), Bernardeschi (Verdi) e Mandzukic!!

 

 

Ringraziamo Giovanni per gli interessantissimi spunti che ci ha lasciato, figli della sua esperienza ad alti livelli sia nei Settori Giovanili che nelle Prime Squadre. Sicuramente, come nelle altre squadre del nostro vivaio, quest’anno si stanno intravvedendo buoni risultati che fanno ben sperare per il futuro. FORZA SCANZO!!

Recent Posts