L’INTERVISTA-IL TRIUMVIRATO (PARTE 3): CLEMENTE TOGNI, RESPONSABILE DEL SETTORE GIOVANILE, SI RACCONTA…

 In L'INTERVISTA

Terza ed ultima puntata della nostra intervista al triumvirato a capo del nostro Settore Giovanile. Oggi è il turno di Clemente Togni, che ci racconterà le sue idee, ci descriverà le sue mansioni e ci regalerà qualche perla di storia calcistica, riguardante la sua carriera.

Quali sono i compiti specifici che un responsabile del settore giovanile ha?

I compiti di un responsabile del Settore Giovanile sono variegati: tenere sotto controllo il buon funzionamento dell’organizzazione logistica delle varie squadre (spazi per gli allenamenti, trasporti, ecc.), avere colloqui periodici con i tecnici per vedere se tutto proceda per il verso giusto, assistere in prima persona agli allenamenti per crearsi delle proprie idee sulle rose delle squadre ed infine verificare le qualità o le carenze dei singoli e del gruppo per poter apportare eventuali modifiche per le stagioni successive.

Nell’organigramma societario condividi questo ruolo con altre due persone, Augusto Foresti e Beppe Silvestri. Vi dividete squadre e compiti oppure lavorate sempre in collaborazione?

Pur lavorando in completa sintonia, personalmente seguo l’attività di base, ovvero Scuola Calcio e Pulcini, mentre per quanto riguarda gli Esordienti mi avvalgo della consulenza di entrambi i miei collaboratori.

Lo Scanzo negli anni 2000 ha intrapreso un percorso di crescita sotto molti aspetti nella gestione del suo vivaio. Quali obiettivi sono stati centrati in questi anni e quali miglioramenti si devono ancora attuare?

Sicuramente l’obiettivo principale, cioè avere tutte le categorie iscritte ad un campionato regionale, è stato raggiunto. Questo non vieta di ambire ad ulteriori miglioramenti; penso, però, che il mantenere l’attuale status quo sia un punto fermo.

Da qualche anno ormai i campionati giovanili sono stati riformati attraverso una formula che prevede una prima fase provinciale nella quale le prime classificate vengono promosse alla fase primaverile dove disputano un altro girone regionale di sola andata. Quali benefici o problemi ha portato una riforma del genere? E’ d’accordo o preferirebbe tornare alla vecchia formula con un campionato formato dalle stesse squadre per tutto l’arco dell’anno?

Premetto che la richiesta di questa modifica era venuta dalle società meno organizzate. Ci si è resi conto che qualcosa non funzionava, dal momento che si verificavano risultati eclatanti che non portavano vantaggi a nessuno, nè ai vincitori nè agli sconfitti. Già a partire da questa stagione c’è stato un mezzo passo indietro con la reintroduzione della categoria Allievi Fascia B a livello regionale; speriamo lo facciano anche per i Giovanissimi! Insomma, si è capito che sono favorevole al vecchio sistema

Con la Prima Squadra che gioca in Serie D, il settore giovanile dello Scanzo è diventato sempre più attraente per i giocatori di altri comuni. Cosa si può migliorare da questo punto di vista per diventare un polo d’attrazione ancora più ampio per i ragazzi “forestieri”?

Sicuramente con la Prima Squadra in serie D l’attrattiva è aumentata, ma penso non basti. Infatti si sta incrementando l’operazione di scouting in zone un po’ più distanti.

Un comune pensiero degli addetti ai lavori è che ormai nei settori giovanili italiani si privilegi sempre di più la tattica a discapito della tecnica e della fantasia. E’ d’accordo con questa affermazione? Come dovrebbe essere per Lei un Settore Giovanile modello?

Difficile dare una risposta a un quesito del genere, visto i vari modi di intendere il calcio che esistono tutt’oggi. Per me bisognerebbe trovare il giusto equilibrio tra tecnica, tattica e condizione atletica, a seconda delle età dei giocatori.

Con le regole che impongono alle Prime Squadre di schierare obbligatoriamente 4 giovani dall’inizio della partita, molti ragazzi spesso non completano neanche il loro percorso nel vivaio e vengono catapultati subito con i grandi. Come si fa a coniugare la crescita tecnico-tattica e comportamentale dei giocatori con il bisogno impellente di avere giocatori già pronti per stare al livello dei grandi? C’è il rischio di bruciare le tappe?

Purtroppo questa scelta della F.I.G.C. la considero poco avveduta, perché negli anni ha portato a forzature da parte delle società e ha creato aspettative nei giovani, che vengono puntualmente disattese, salvo piccole percentuali. I giovani bravi e pronti giocavano anche senza l’obbligo di schierarli in campo!

Parliamo un po’ di Lei. Come si è avvicinato al mondo Scanzo? Che aria si respira in questa società?

Personalmente non so, ancora oggi, il motivo per cui la scelta del presidente sia ricaduta su di me. Nonostante ciò, mi sono trovato in una signora società, organizzata nei minimi dettagli ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mi sono trovato sempre ottimamente, a contatto con collaboratori di grande qualità

Prima di assumere questo ruolo, quali esperienze calcistiche da giocatore o allenatore ha avuto?

Dobbiamo risalire parecchi anni nel passato…

I miei inizi sono alla Fiorente Colognola; nella stagione 1966/67 passo alla Massese in Serie C, dove faccio due stagioni e mezza giocando poco (solo 25 partite). Nel 1970/71 approdo alla Pergolettese in D e cinque anni dopo veniamo promossi in Serie C. Dopo la stagione successiva, la mia ultima a Crema, coronata dal raggiungimento delle 250 presenze in gialloblu lascio per motivi di lavoro, appendendo le scarpette al chiodo nel giugno 1980, in seguito ad alcune esperienze in provincia come quella di Ponte San Pietro.

Da allenatore, invece, inizio subito dopo essermi ritirato dalla Tritium, seguita poi dall’Ipa Seriate, Alzano, Bonate Sopra, Fiorente Colognola e dulcis in fundo Mapello.

Lei ha giocato anche nel calcio professionistico. Ci racconta qualche aneddoto?

I ricordi dei miei anni di professionismo sono un po’ sbiaditi, ma se debbo raccontare qualche aneddoto, ricordo con piacere ed affetto l’amicizia che mi ha legato a Giorgio Chinaglia (giocatore della Lazio e della Nazionale negli anni Settanta, ndr). Quando venne a giocare a Bergamo nel 1974 mi invitò a pranzo, ricordandosi dei due anni passati insieme. Per me rimane un ricordo indelebile.

Rimpiange un po’ il calcio di allora oppure è uno di quelli che pensano che tutto si evolva e quindi anche il calcio deve stare al passo?

Pur rimpiangendo gli anni in cui giocavo, penso che il calcio debba evolversi come tutto il resto.

Ci fa una top 11 composta da giocatori che l’hanno impressionata durante la sua lunga esperienza calcistica, sia da giocatore che da dirigente?

Preferisco non citare nessuno per paura di dimenticare qualcuno. Dentro di me, però, porto il ricordo di tutti i miei ex compagni di squadra con cui vinsi il campionato 1975/76 e del nostro condottiero, che pochi conoscono, il cui nome è Franco Papini.

Ringraziamo Clemente per averci raccontato tutti questi pensieri e ricordi che permetteranno ai lettori di capire, leggendo la sua intervista insieme a quella degli altri due responsabili del Settore Giovanile, i valori e gli obiettivi che si pone la società nella crescita, calcistica e non, dei suoi ragazzi.

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