L’INTERVISTA-ALESSANDRO GRIGIS, RESPONSABILE DELLA SCUOLA CALCIO, SI RACCONTA

 In L'INTERVISTA

Dopo aver terminato la trilogia sui responsabili a capo del nostro Settore Giovanile, non poteva mancare un’appendice riguardante colui che gestisce i giocatori più giovani che calcano il nostro campo sportivo: la Scuola Calcio. Il suo nome è Alessandro Grigis ed oggi si racconterà nella nostra consueta intervista settimanale.

Buongiorno Alessandro. Lei è il Responsabile della Scuola Calcio dello Scanzo; quali sono esattamente le Sue mansioni?
Buongiorno a lei. Il mio compito principalmente è quello di organizzare le sedute d’allenamento, organizzare tornei/partite che coinvolgano i bambini nel fine settimana e gestire il rapporto con i genitori.

Quali studi o corsi bisogna seguire per avere l’abilitazione, se necessaria, per ricoprire questo ruolo?
Non c’è bisogno di abilitazione specifica. Il mio percorso formativo è iniziato con il conseguimento della laurea in Scienze Motorie all’Università di Brescia, periodo durante il quale ho iniziato anche la mia esperienza da allenatore. Successivamente ho seguito diversi corsi di formazione ed aggiornamento relativi alla preparazione atletica e tecnica nel calcio. Sto tutt’ora frequentando un Master in Posturologia all’Università di Bologna. Ognuna di queste esperienze mi ha portato e mi sta portando un valore aggiunto, anche nel rapporto con le persone.

Come viene gestita la Scuola Calcio?
Ogni anno a Scanzo abbiamo almeno tre annate di bambini, nello specifico, quest’anno, sono relativi agli anni 2010/2011/2012 (e qualche 2013).
I gruppi di bambini vengono formati in base alla loro età. Cerchiamo di far sentire ogni bambino a proprio agio, cercando di sviluppare al meglio le loro attitudini; senza però dimenticare l’aspetto educativo che, soprattutto in questi primi anni, ha una forte rilevanza.

Quali iniziative vengono proposte ai bambini per invogliarli a venire a provare la bellissima esperienza del gioco del calcio?
Nei mesi di giugno e settembre facciamo degli Open Day della scuola calcio, dove invitiamo tutti i bambini delle varie età a partecipare ad un pomeriggio durante il quale li facciamo giocare e divertire, simulando una seduta d’allenamento.
Da quest’anno, d’accordo con il Presidente, l’dea è quella di andare anche negli asili per stimolare i bambini ad avvicinarsi a questo sport.

Che tipo di allenamenti vengono proposti ai bambini?
L’allenamento tipo è suddiviso in quattro stazioni, ognuna della quali ha un obiettivo specifico: nella prima i bambini fanno un gioco che permette loro di muoversi liberamente e sfogarsi, la seconda si occupa dell’aspetto coordinativo e motorio che, dal mio punto di vista, è molto importante in quanto i bambini prima di utilizzare un attrezzo esterno devono saper controllare il proprio corpo. La terza tratta l’aspetto tecnico del gioco del calcio, come passaggio/ricezione/palleggio/finte ed infine un’ultima fase che completa questi tre aspetti attraverso il momento della partita.

Quale aspetto della formazione del ragazzo (tecnica, regole del gioco, stare in squadra, ecc.) viene ritenuto il più importante per chi si approccia per la prima volta al mondo del calcio?
Credo che essendo un mondo molto vasto, è difficile definire l’aspetto più importante. Sicuramente essendo uno sport di squadra, una delle cose fondamentali, è il rispetto per i compagni, gli avversari e l’allenatore (ma questo non solo in campo!) ed il saper stare in un gruppo.

Uno dei leit motive delle interviste dei giocatori che sono riusciti ad emergere nel calcio professionistico riguarda il fatto che la loro prima palestra per imparare a giocare a calcio fosse la strada o l’oratorio. Quali sono i pro e i contro di aver invece una Scuola Calcio?
Nella Società di oggi credo non ci siano contro nell’avere una scuola calcio, in quanto i bambini hanno più bisogno di essere seguiti rispetto a tempo fa, e sviluppare aspetti motori che non vengono più sviluppati in strada o all’0ratorio.

Lei allena anche una squadra di Pulcini, sempre nel vivaio giallorosso. Che differenza c’è tra allenare una Scuola Calcio e un Pulcino?
Sicuramente gli obiettivi. In una squadra di pulcini il gruppo è più ristretto e gran parte dei bambini viene da almeno due o tre anni di scuola calcio, in cui certi aspetti sono già stati affrontati. Gli obiettivi diventano più specifici e si chiede al bambino maggiore attenzione ed impegno nel conseguirli.

In passato il campionato Pulcini spesso era giocato 11 vs 11 in campo ridotto, mentre ora si tende a creare campionati a 5 o a 7. E’ d’accordo con questa scelta? Perché?
Il gioco del calcio nasce ad 11, ma come tutte le cose ci sono i pro e i contro. Se devo essere sincero iniziare da subito a giocare ad 11 porta i bambini a muoversi in spazi più ampi, con la pecca però che toccano molte meno volte la palla rispetto ad un campionato a 7 o 5.

Ora parliamo un po’ della Sua esperienza nel mondo del calcio. Come vi si è avvicinato e quali esperienze ha avuto in questo mondo prima di essere chiamato dallo Scanzo?
Il calcio ha sempre fatto parte della mia vita. Ricordo ancora la felicità che ho provato quando mi son state regalate dai miei genitori le prime scarpe da calcio. La passione l’ho ereditata da mio papà, che allena tutt’ora i portieri del Selvino, dove a 6 anni ho iniziato la mia esperienza calcistica. A 14 anni sono passato al Ponte San Pietro, dove sono rimasto per 5 anni, prima di iniziare il percorso nelle prime squadre. Come allenatore ho iniziato in una Società di Brescia durante gli anni universitari, ho proseguito nel Pontisola per 4 anni e due anni fa sono stato chiamato dallo Scanzo.

Come è stato il primo approccio nella realtà giallorossa? In cosa potrebbe essere migliorata, vedendola da dentro?
Il primo approccio è stato come responsabile della scuola calcio, dove fin da subito ho incontrato persone competenti e una solida Società. Un aspetto che potrebbe essere migliorato è quello di inserire un preparatore atletico coordinativo per ogni categoria. Il resto credo funzioni alla grande.

Immagini di essere un allenatore di una squadra professionistica in cui possano giocare solo under 25. Quale idea di calcio proporrebbe ai Suoi giocatori?
Credo che la bravura di un allenatore sia quella di adattare il modulo ai giocatori che si hanno a disposizione, esaltando le qualità di ognuno di loro.

Ringraziamo Alessandro per le esaurienti risposte e, in primis, per averci chiarito come funzioni la base del nostro vivaio, da cui poi si attingerà per formare le squadre dei più grandi.

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