L’INTERVISTA-STEFANO LONGHI, EX ESTERNO SINISTRO DELLO SCANZO, SI RACCONTA…

 In L'INTERVISTA

E’ stato menzionato in alcune delle altre interviste come un giocatore che ha lasciato un segno nella storia giallorossa, è stato uno dei primi esterni moderni che si siano visti in maglia giallorossa ed inoltre uno dei più longevi giocatori della provincia, visto che si è ritirato a 45 anni dal calcio giocato. Il suo nome è Stefano Longhi ed oggi ha risposto per noi a qualche domanda!!

 

Buongiorno Stefano. Lei è stato inserito da alcuni intervistati nella loro top 11 dei migliori giocatori della storia dello Scanzo; quale sentimento Le provoca questa cosa?

E’ un enorme piacere, anche se credo che più delle doti tecniche essi abbiano apprezzato la mia dedizione mostrata nel “terzo tempo”, nel senso più ampio e nobile del termine.

Cosa rappresenta per Lei una società come quella giallorossa?

Sono di Scanzo, ho sempre vissuto a Scanzo, ho fatto tutta la trafila dalle giovanili alla Prima Squadra in giallorosso e in Prima Squadra, dopo i primi anni, ci sono ritornato ben due volte. L’unica definizione che calza è che lo Scanzo rappresenti per me una seconda casa.

Si ricorda quando avvenne il primo incontro con la nostra realtà? Che ambiente trovò?

Avevo nove anni, ennesima partita infinita sul campetto in cemento dell’oratorio; ad un certo punto, si avvicina un uomo coi baffi neri che mi chiede il nome e mi consegna un “pizzino” con una convocazione per uno pseudo-provino. Dopo qualche mese ero un tesserato dell’ UESSE! Il signore con i baffi? Era Roby Pezzotta, ancora oggi tra i primi tifosi della squadra!! L’ambiente era un bellissimo posto, pieno di persone appassionate che facevano divertire e crescere tantissimi ragazzini come me.

Rispetto ad allora, cosa pensa dei miglioramenti e dei risultati ottenuti dallo Scanzo in questi anni? Qual è il loro segreto?

Vedere fino a dove sia arrivato lo Scanzo letteralmente mi impressiona. Penso che il segreto risieda nel fatto che in questi anni sia rimasta un’identità ben precisa, nonostante certi cambiamenti inevitabili dettati dai tempi. Soprattutto vedo immutata la passione e l’attaccamento di quelli che, nonostante passino i decenni, son sempre lì sul pezzo, a cominciare dal presidentissimo GianMarco, da Flavio che, quando iniziavo da bambino, era un giovane e impeccabile segretario, a tutti gli altri che li hanno accompagnati; per la lista completa ci vorrebbe un’altra intervista!

Uno dei ricordi più belli della Sua carriera in giallorosso è sicuramente la splendida cavalcata in Coppa Lombardia della stagione 2002-2003. Cosa ricorda di quella fantastica annata? Sente ancora i vecchi compagni di quell’impresa?

I ricordi sono tantissimi, perciò ne cito due: una strepitosa rimonta a Fontanella nella semifinale di ritorno (con un 5-2 in trasferta, ndr) e la finale iniziata con dieci minuti di ritardo per far disperdere la coltre dei fumogeni dei nostri fantastici tifosi al seguito (come succede con quelli veri). Dei vecchi compagni non solo ne sento ancora, alcuni sono fra i miei miglior amici.

Cosa pensa di aver lasciato nei cuori dei tifosi che hanno potuto ammirarLa sul campo e cosa invece hanno lasciato loro a Lei?

La maggior parte dei nostri tifosi erano parenti dei compagni o collaboratori in varie forme dello Scanzo; quello che mi rimane di tutti loro è l’idea di aver vissuto in una splendida famiglia allargata e spero tanto sia così anche per loro.

Oltre allo Scanzo, quali altre esperienze ha avuto da calciatore o allenatore o dirigente?

Da calciatore a elencarle tutte facciamo notte, ma visto che devo…partiamo: Ranica, Urgnano, Gorle, Brembilla per pochi mesi, Gavarno, Chiuduno, Nembro, Pradalunga. Da allenatore e dirigente nessuna esperienza, non mi vedo assolutamente in un’altra veste che non sia il calciatore, non a caso ho chiuso in Prima Categoria a Pradalunga a 45 anni.

Lei ha continuato a giocare sino ad un’età che di solito raggiungono solo i portieri. Quali sono gli accorgimenti che un calciatore deve prendere per allungarsi la carriera?

L’unico accorgimento vero è nutrire la passione per quello che si fa fino all’ultimo, poi, e qui è solo fortuna, bisogna sperare di non avere grosse magagne fisiche.

Il Suo ruolo era quello di ala, molto propensa a spingere sulla fascia, non lesinando qualche dribbling ubriacante contro i Suoi marcatori. C’era un giocatore a cui si ispirava particolarmente? Chi ebbe l’intuizione di schierarLa in quella specifica posizione?

Il mio idolo da bambino era Evaristo Beccalossi (numero 10 dell’Inter degli anni Ottanta, ndr); mi affascinava il fatto che da un fisico che mi limito a definire poco atletico potessero uscire tocchi e movenze sublimi. Negli anni ho cambiato più volte posizione su tutto il fronte sinistro ma quello che mi ha sfruttato per primo come esterno basso moderno, che spinge tantissimo, è stato una persona che il nostro Responsabile del Sito Internet conosce molto bene: suo padre Franco Giugnetti, che già nella squadra Under (la vecchia Juniores) mi spostò in quella posizione.

Oggigiorno i giovani, aiutati anche dalle regole che obbligano gli allenatori a schierarne alcuni nella formazione titolare, spesso vogliono tutto e subito. Che consiglio si sente di dare a questi ragazzi per sfondare in un mondo come quello delle Prime Squadre?

Forse potrò sembrare a tanti blasfemo ma secondo me i veri penalizzati dalla regola dei giovani sono i giovani stessi!! Facciamo in modo che i ragazzi si conquistino le categorie in cui giocano sul campo, anche cambiando aria e mettendosi alla prova. La qualità e il merito come parametri di giudizio non possono arrivare dopo la carta d’identità.

Ci racconta qualche aneddoto positivo o negativo della Sua carriera calcistica?

Per quelli positivi ci vorrebbe un’intera giornata, come se dovessi raccontare le nottate del martedì post-allenamento al bar del campo con Franco Orlandi e tutto il gruppo. Quello negativo è la retrocessione in Seconda dopo la prima volta in Prima Categoria per meriti sportivi. Ero ancora nell’Under, ma feci qualche presenza e retrocedere fu una brutta botta per tutti. Molte cose non rifarei e non ridirei ma spesso erano strettamente legate a momenti di campo e ,come tutti sanno, in quei momenti la lucidità è cosa rara.

Concludiamo l’intervista con la solita top 11. Ci può elencare una formazione composta da compagni, avversari o anche idoli d’infanzia con cui vorrebbe sempre giocare una partita?

E’ una top 11 non tanto dettata dalla tecnica ma soprattutto dagli affetti; persone che vorrei sempre al mio fianco in campo e fuori. PORTIERE: Caglioni Alessadro, DIFESA A TRE: Beretta Roberto, Boni Manuel, Capitanio Michele; MEDIANA DA DX: Magri Giuseppe, Morelli Roberto, Nembrini Christian, Casati Giorgio; DUE TREQUARTISTI: Cucchi Michele, Walter “Brighel” Ghilardi; PUNTA: Giugno Vittorio.

 

Ringraziamo Stefano per essersi prestato alla nostra intervista settimanale, gestita con un mix di serietà e divertimento, qualità che poi erano quelle che metteva sul campo. Mi preme sottolineare, per dimostrare quanto sia legato al mondo Scanzo, che la foto che vedete in copertina non è d’archivio, bensì scattata qualche giorno fa, tirando fuori dall’armadio dei ricordi (è proprio il caso di dirlo) la maglietta con cui disputò la finale di Coppa Lombardia del 2003!! Un gesto che sicuramente i nostri tifosi e lettori apprezzeranno.

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