L’INTERVISTA-WALTER GHILARDI, PER TUTTI “BRIEGEL”, SI RACCONTA…

 In L'INTERVISTA

Il suo soprannome è famosissimo nel mondo Scanzo, e non solo, perchè Walter Ghilardi, per tutti semplicemente “Briegel”, ha lasciato un ricordo indelebile nelle menti e nei cuori di chi, a inizio del millennio, ha potuto ammirarne le gesta e le vittorie sul campo da calcio. Cinque stagioni che rappresentano l’inizio di quella grande cavalcata che ci ha portato dopo venticinque anni a salvarci in Serie D per due anni consecutivi. Ecco le sue parole ai nostri microfoni.

 

Buongiorno Walter. Lei è ricordato con molto piacere da tanti tifosi giallorossi; come si sente quando li incontra?

Buongiorno a tutti. Ricordo con molto affetto gli anni che mi hanno legato allo Scanzo calcio; i nostri tifosi erano speciali e, nonostante siano passati molti anni, anche oggi ogni volta che li incontro mi salutano e ci fermiamo a fare due chiacchiere ricordando quel fantastico periodo.

Quando arrivò a Scanzo? Che impatto ebbe con società e ambiente?

Arrivai a Scanzo nel 2002 e devo essere onesto…ammetto che ero un po’ scettico perchè lo Scanzo non vantava un grosso curriculum, tanto che avevo avuto altre offerte in quell’estate. Ma la semplicità del pres e il progetto mi convinsero a firmare. Trovai una società che non ci ha fatto mai mancare niente e un gruppo fantastico: il resto e’ storia!

Molti La ricordano soprattutto per quell’annata, 2002-2003, in cui vinceste i Play-off di Prima Categoria e la Coppa Lombardia. Cosa ricorda di quella stagione?

La stagione 2002-2003 ormai la conoscono tutti coloro che l’hanno affrontata, dai giocatori ai tifosi. Sapevamo di avere allestito una squadra competitiva ma mai avremmo pensato di fare un anno così. Tra coppa e campionato furono 9 mesi intensissimi ma che resteranno sempre nei ricordi di chi l’ha vissuto.

Quali immagini conserva ancora nella memoria di quella splendida cavalcata in Coppa?

Le immagini che non dimentico sono sicuramente le vittorie, diventate ormai epiche: la partita a Fontanella dove abbiamo ribaltato la sconfitta subita in casa (2-3 all’andata e 5-2 al ritorno i risultati, ndr) e poi il famoso 9-1 in casa contro il Dubino dove venivamo da una sconfitta di misura in casa loro, nella quale tra l’altro ero squalificato e, non avendo partecipato alla trasferta, non conoscevo pregi e difetti degli avversari.

Qual è il ricordo più positivo della Sua esperienza in giallorosso? Quale invece quello che vorrebbe rimuovere dalla memoria?

Della mia esperienza in giallorosso conservo solo ricordi positivi, però, se proprio vogliamo metterne uno negativo, e’ quando, dopo 5 anni, si e’ chiuso un ciclo e ho dovuto lasciare questa bellissima società.

Vista dall’esterno, quali sono, secondo Lei, le cause di questa crescita così importante della società Scanzo?

In questi ultimi anni la società è cresciuta veramente tanto e quando succedono queste cose la risposta è solo una: PROFESSIONALITA’, COMPETENZA, SERIETA’ ,UN PO DI C**O E MAGARI UN DISCRETO BUDGET.

Cosa pensa di aver lasciato nei cuori dei tifosi giallorossi? Cosa, invece, Le hanno lasciato loro?

Personalmente posso dire di essere stato fortunato perché i nostri tifosi mi hanno sempre manifestato il loro calore quindi penso di aver lasciato qualcosa anche a loro. Ricorderò sempre una signora che, dopo qualche anno che ero andato via, incontrandomi mi disse che non era più andata a vedere una partita perché in campo non c’ero io! Sono letteralmente rimasto senza parole…

Prima e dopo lo Scanzo, quali altre esperienze calcistiche ha avuto?

A scanso di equivoci, dico subito che gli anni esatti non li ricordo, ma comunque ci provo. Ho cominciato a Nese con i miei amici di scuola per poi andare a Nembro in Prima Categoria dove ho vinto il campionato e vi sono rimasto 5 anni; dopo sono passato al Colle Alto in Prima dove anche lì vinco il campionato per rimanerci altri 5 anni, poi vado a Casazza in promozione e ci rimango solo un anno perchè la strada per raggiungere il campo era un casino. Passo quindi allo Scanzo in prima, dove vinciamo Play-Off e Coppa Lombardia e in giallorosso resto 5 anni, in seguito vado un anno a Curno dove vinco i Play-Off di Prima Categoria, poi Gavarnese in Seconda Categoria, dove vinciamo subito il campionato e passiamo in Prima dove dopo 3 anni vinciamo i play e approdiamo in Promozione, a Gavarno sono rimasto in totale 6 anni, ritorno alla Nembrese in Seconda dove perdiamo la finale Play ma accediamo lo stesso in Prima e qui a 49 anni finisce la storia di “Briegel” calciatore.

Lei, insieme a Sandro Moretti e Stefano Longhi, passati tutti peraltro da Scanzo, è stato uno dei giocatori più longevi del calcio bergamasco. Qual è il Suo segreto?

Intanto colgo l’occasione per salutare Stefano e Sandro, due giocatori con cui ho avuto il privilegio di giocare e che, grazie alle loro interviste precedenti mi hanno preparato il terreno per la mia ahahah Comunque per giocare cosi a lungo il segreto non esiste; devi solo avere la fortuna di non avere infortuni gravi perché un crociato rotto, per esempio, ti può condizionare la carriera. Poi per quanto mi riguarda io vivevo col pallone in mano, perciò non ho avuto problemi a continuare finchè me la sentivo.

Qual era il ruolo in cui rendeva di più? Quali caratteristiche dovrebbe avere un giocatore per interpretarlo al meglio?

Giocavo in mezzo al campo, avendo però la libertà di appoggiare le punte, visto che qualche gol lo segnavo anch’io. Penso che dietro le punte era il ruolo dove rendevo di più e che preferivo. Per poter interpretare al meglio questo ruolo serve sicuramente il senso della posizione e la capacità di accelerare le giocate offensive.

Da dove viene il soprannome “Briegel” e chi glieLo affibbiò?

Quando giocavo a Nese con i miei amici in quel periodo c’era un giocatore, Hans Peter Briegel, che giocava nel Verona (scudettato nella stagione 1984-1985, ndr) e cominciarono a dirmi che assomigliavo a lui per caratteristiche fisiche; da allora cominciarono a chiamarmi così e vi garantisco che tante persone il mio vero nome non lo sanno!!

Si vede più dirigente o allenatore in un futuro?

Per poter seguire la strada di dirigente o allenatore devi per prima cosa avere tempo da dedicarci; adesso purtroppo tra lavoro e figli di tempo ne ho poco. Comunque se devo scegliere, sceglierei tutta la vita il rettangolo verde, quindi mi vedrei meglio come allenatore.

Che consigli darebbe ad un ragazzo per affrontare al meglio l’ambiente di una Prima Squadra?

Purtroppo oggi giorno non e’ facile trovare ragazzi disposti a fare troppi sacrifici, perché ci sono troppe alternative in giro. Comunque, se posso dare un consiglio, e’ quello di metterci sempre il cuore e la voglia, di non mollare nei momenti che sembrano bui perché prima o poi il sole torna sempre a splendere.

Ha qualche aneddoto spassoso, o anche negativo, accaduto durante la Sua carriera?

Di aneddoti durante la mia carriera ne ho parecchi da raccontare. Il più brutto quando, preso da un attacco di ignoranza pura all’inizio della mia carriera, a fine partita ho bussato allo spogliatoio dell’arbitro per poi spintonarlo a destra e sinistra. Risultato? Un anno di squalifica. Uno dei più belli sicuramente fu la festa finale in quel 2002-2003 quando, sotto il tendone allestito per il Torneo Sprint, completamente ubriachi, dopo aver recuperato un pallone ci siamo messi a giocare in campo…soltanto che non stava in piedi nessuno!!

Concludiamo con la Sua “formazione dei sogni”. Ci elenca 11 giocatori tra compagni, avversari, idoli da bambino con cui vorrebbe giocare le partite più importanti?

Per quanto riguarda la mia formazione tipo sinceramente ho giocato con talmente tanti giocatori che non saprei proprio chi scegliere però voglio rimanere nel pianeta Scanzo e, per non far torto a nessuno, farei i nomi di tutti i ragazzi della rosa di quel famoso 2002-2003 compreso il mister logicamente. Mando un abbraccio a tutti!!

 

Ringraziamo Walter per le bellissime immagini che ha evocato nelle menti di chi ha potuto assistere alle partite dello Scanzo di quegli anni, un giocatore che sul campo dava l’anima sino all’ultimo secondo e, anche per questo, entrato così prepotentemente nella storia della società.

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